GLI OCCHI DEL PROGETTISTA
Un progettista deve saper osservare.
Questa è una lezione che impariamo già al primo anno di università e che ci sentiamo ripetere come un mantra. Osservare gli spazi, per capire come l'architetto ha dato risposta a un problema, ma soprattutto osservare le persone.
Le città sono degli osservatori di etologia umana e urbana ricchi e diversificati. Tutto parte dalle persone, per le persone. Le vie del centro, le periferie, le scuole, gli uffici, i supermercati, i locali, i mezzi pubblici o anche gli spazi virtuali come internet offrono tantissimi spunti a qualunque tipo di progettista, dall'urbanista, all'interior designer.
Ovunque il quotidiano faccia mostra delle sue battaglie, così come del divertimento, lì ci sono delle esigenze che il progettista deve saper capire per dare risposta a domande che spesso non sono ancora state poste.
Non è semplice analizzare un'epoca nel momento in cui la si vive, ci vorrebbe un necessario distacco, tuttavia trovo che ci siano diversi movimenti culturali in atto in ogni ambito, ma nessuno decisamente dominante.
Può essere il paradosso della personalizzazione: tutti vogliono distinguersi, nessuno si distingue più degli altri.
I grandi movimenti culturali, come quello degli Hippy negli anni '60, omologano le persone al suo interno, ma tutti, insieme, spiccano come nuova tendenza o in contro-tendenza. Prima si era se stessi in gruppo, adesso si è se stessi da soli. Oggi, qualunque sia il pensiero o il movimento di fondo, la parola d'ordine è "guardatemi!". Si cerca di votarsi a una causa, ma le cause sono tante e tutte importanti, si naviga a vista in un'epoca che non ha punti di riferimento e modelli precisi. Ci si rifà al passato, a epoche più o meno lontane in cui c'erano riferimenti forti, nella moda, nella politica, nell'architettura.
Questa espressione del quotidiano si riflette nel modo in cui le persone si relazionano all'ambiente e agli altri, dal modo di vestire, all'arredamento, alla scelta dei locali e dell'intrattenimento.
Come progettisti abbiamo il compito di osservare per capire cosa vogliono le persone, come vogliono esprimere se stesse e quale direzione sta prendendo la società per anticipare le mode, ma soprattutto, per capire i bisogni e le esigenze. L'obiettivo è di dare una risposta progettando gli spazi che fanno da contenitore alla società.
Un progettista deve saper leggere la realtà o suoi progetti sono destinati al fallimento, la sinergia fra progetto/progettista e utilizzatore finale è fondamentale, così come il contesto.
Quali sono i libri più letti, i film più visti, i videogiochi più usati, la musica più ascoltata? Come si relazionano le persone negli spazi urbani? Perché chiudono i balconi? Quale esigenza non è stata soddisfatta? Perché tagliano la strada passando sull'aiuola? Cosa non è stato capito dal progettista?
Come architetto ci si chiede spesso come emergere e come far emergere il progetto, come far emergere il nostro cliente, come farlo sentire speciale, nell'ottica della personalizzazione, come fare finalmente una cosa "diversa".
L'osservazione diventa dunque un esercizio basilare.
Molti architetti osservando prendono nota di ciò che li colpisce nei modi più disparati, perché diversi sono i modi di guardare e interpretare la realtà: uno schizzo, una foto, un video, una frase, un'immagine tenuta a mente, una sensazione o un odore.
Secondo voi qual è la tendenza in atto? Che direzione sta prendendo la progettazione?
Arch. Alessia Malara
Questa è una lezione che impariamo già al primo anno di università e che ci sentiamo ripetere come un mantra. Osservare gli spazi, per capire come l'architetto ha dato risposta a un problema, ma soprattutto osservare le persone.
Milano - Foto Alessia Malara |
Le città sono degli osservatori di etologia umana e urbana ricchi e diversificati. Tutto parte dalle persone, per le persone. Le vie del centro, le periferie, le scuole, gli uffici, i supermercati, i locali, i mezzi pubblici o anche gli spazi virtuali come internet offrono tantissimi spunti a qualunque tipo di progettista, dall'urbanista, all'interior designer.
Ovunque il quotidiano faccia mostra delle sue battaglie, così come del divertimento, lì ci sono delle esigenze che il progettista deve saper capire per dare risposta a domande che spesso non sono ancora state poste.
La tendenza del periodo storico in atto, a mio avviso, è quella della personalizzazione: ognuno definisce se stesso.
Non è semplice analizzare un'epoca nel momento in cui la si vive, ci vorrebbe un necessario distacco, tuttavia trovo che ci siano diversi movimenti culturali in atto in ogni ambito, ma nessuno decisamente dominante.
Può essere il paradosso della personalizzazione: tutti vogliono distinguersi, nessuno si distingue più degli altri.
Londra - Foto Alessia Malara |
I grandi movimenti culturali, come quello degli Hippy negli anni '60, omologano le persone al suo interno, ma tutti, insieme, spiccano come nuova tendenza o in contro-tendenza. Prima si era se stessi in gruppo, adesso si è se stessi da soli. Oggi, qualunque sia il pensiero o il movimento di fondo, la parola d'ordine è "guardatemi!". Si cerca di votarsi a una causa, ma le cause sono tante e tutte importanti, si naviga a vista in un'epoca che non ha punti di riferimento e modelli precisi. Ci si rifà al passato, a epoche più o meno lontane in cui c'erano riferimenti forti, nella moda, nella politica, nell'architettura.
Questa espressione del quotidiano si riflette nel modo in cui le persone si relazionano all'ambiente e agli altri, dal modo di vestire, all'arredamento, alla scelta dei locali e dell'intrattenimento.
Parigi - Foto Alessia Malara |
Come progettisti abbiamo il compito di osservare per capire cosa vogliono le persone, come vogliono esprimere se stesse e quale direzione sta prendendo la società per anticipare le mode, ma soprattutto, per capire i bisogni e le esigenze. L'obiettivo è di dare una risposta progettando gli spazi che fanno da contenitore alla società.
Un progettista deve saper leggere la realtà o suoi progetti sono destinati al fallimento, la sinergia fra progetto/progettista e utilizzatore finale è fondamentale, così come il contesto.
Quali sono i libri più letti, i film più visti, i videogiochi più usati, la musica più ascoltata? Come si relazionano le persone negli spazi urbani? Perché chiudono i balconi? Quale esigenza non è stata soddisfatta? Perché tagliano la strada passando sull'aiuola? Cosa non è stato capito dal progettista?
Lisbona - Foto Alessia Malara |
Come architetto ci si chiede spesso come emergere e come far emergere il progetto, come far emergere il nostro cliente, come farlo sentire speciale, nell'ottica della personalizzazione, come fare finalmente una cosa "diversa".
L'osservazione diventa dunque un esercizio basilare.
Molti architetti osservando prendono nota di ciò che li colpisce nei modi più disparati, perché diversi sono i modi di guardare e interpretare la realtà: uno schizzo, una foto, un video, una frase, un'immagine tenuta a mente, una sensazione o un odore.
Secondo voi qual è la tendenza in atto? Che direzione sta prendendo la progettazione?
Arch. Alessia Malara
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