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I momenti morti

Capitano a tutti prima o poi.  Di durata variabile, i momenti morti sono quelli caratterizzati dall'attesa di minuti, ore, giorni, mesi. Sono quei momenti come quello in cui sto scrivendo. Cosa fa un architetto durante i momenti morti? Gli scienziati non sono ancora riusciti a dare una risposta a questa domanda che afflige gli esseri umani da secoli. Ma soprattutto, quali sono questi momenti morti?  Avete già preparato il caffè? Mettetevi comodi eccovi una bella lista: In fila all'ufficio urbanistica In attesa delle stampe in copisteria In attesa del tecnico del plotter che si è bloccato proprio mentre stampavi a studio per evitare le attese in copisteria In attesa che il cliente si manifesti per capire quali saranno le sorti del tuo progetto In attesa di vari permessi e nullaosta, per lo stesso motivo In attesa dei risultati del concorso su cui hai sudato e pianto svariate notti In attesa che il tuo capo si ricordi che lo hai chiamato 10 ore fa per discutere sulle ultime modif

Essere imprenditore di start-up a 31 anni in Italia ai tempi della pandemia

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Pubblichiamo qui di seguito la testimonianza inviataci da Paolo, progettista e imprenditore del settore Ho.Re.Ca. che in questi tempi di crisi sanitaria e economica si trova a dover fronteggiare il grosso problema del lavoro in Italia e come lui, tanti altri imprenditori e liberi professionisti. Dalle prime esperienze nell'azienda di famiglia, alla ricerca dell'indipendenza, all'apertura della sua impresa, fino all'arrivo della pandemia, che ha cambiato tutto e che, come la crisi economica del 2008, ha tagliato le gambe a quella che molti hanno definito la nuova " lost generation ", una generazione quella dei 30-40enni (allora 20-30enni) colpita duramente per ben due volte, in anni fondamentali alla costruzione del proprio futuro lavorativo e personale. A questo scenario, si somma il sempre presente divario fra nord e sud Italia: se nel primo caso essere imprenditori è normale, nel secondo, succede spesso di essere considerati dei folli, ma personalmente ci

RIPENSARE GLI SPAZI AI TEMPI DEL COVID-19

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"La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto."  Albert Einstein La pandemia in corso, ha messo in evidenza molte fragilità del nostro sistema in generale, non solo di quello economico e sanitario, ma anche il nostro stile di vita è stato rimesso in discussione. Molte abitudini sono già cambiate, altre ancora cambieranno. La società si rimodulerà in funzione delle nuove esigenze , molte normative già lo hanno fatto e altre ancora lo faranno (chi sa, per esempio, se e come cambieranno i requisiti della normativa igienico-sanitaria?). Con la società in cambiamento, il mondo della progettazione nella sua interezza sarà chiamato a affrontare nuove sfide e in questo l’architettura non sarà da meno. Bisognerà ripensare gli spazi, tutti gli spazi “dal cucchiaio alla città”, per mantenere il famigerato distanziamento sociale. Ho buttato giù qualche idea e soprattutto tante domande (e alcune ipotesi volutamente provocatorie): ALLOGGI Abbiam

Donna Architetto Giovane

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Proseguono le interviste di Leggendo l'ignoranza dell'architettura. Oggi vi proponiamo l'intervista/sfogo di una giovane collega che sintetizza in modo efficace cosa vuol dire per una donna fare un mestiere considerato ancora prerogativa degli uomini, anche se non è chiaro se la "colpa" sia l'essere giovani o, appunto, l'essere donna. Ecco cosa ci racconta: <<Ho la grave colpa di essere una giovane donna che fa un mestiere ancora considerato da uomo, meglio se di esperienza, il che mi pone in antitesi sia per età, che per sesso. Ovviamente guadagno meno dei miei colleghi uomini e che io sia in Italia o all’estero, fa poca differenza. Eppure non è chiaro perché spetta a me e alle mie giovani colleghe mettere le pezze a grosse mancanze progettuali fatte dai nostri esperti capi, capi progetto o colleghi con più esperienza, pagati meglio e, ovviamente, uomini. Mancanze progettuali è un eufemismo quando la normativa viene applicata male, per non dir

NON C’ERA UNA VOLTA IL CAD

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CAD, acronimo di Computer-aided Design , ossia progettazione assistita dal calcolatore. Oggi esistono centinaia di software utilizzati per il disegno tecnico, architettonico, meccanico e cosi via, è una cosa normale, comune, oserei dire scontata. Foto di  GraphicMama-team  da  Pixabay Ma non fu sempre così. Ci fu un tempo, non troppo lontano, in cui l’umanità dovette sopravvivere senza la rivoluzione informatica. Tempi duri, persino inimmaginabili per i più giovani. Come narrano alcuni valorosi superstiti, prima del CAD, gli studi di architettura erano una valle di lacrime – a volte era solo sudore, in realtà, o entrambe le cose. La parola "valle", inoltre, non è solo metaforica, è che effettivamente serviva molta superficie.  Noi freschi giovincelli abbiamo solo una vaga idea di ciò che deve essere stato per i progettisti quel campo di battaglia che, per comodità, chiameremo “tavolo da disegno”. Giornate, nottate, giovinezza, vite, gioie e dolori si

GLI OCCHI DEL PROGETTISTA

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Un progettista deve saper osservare. Questa è una lezione che impariamo già al primo anno di università e che ci sentiamo ripetere come un mantra. Osservare gli spazi, per capire come l'architetto ha dato risposta a un problema, ma soprattutto osservare le persone . Milano - Foto Alessia Malara Le città sono degli osservatori di etologia umana e urbana ricchi e diversificati. Tutto parte dalle persone, per le persone. Le vie del centro, le periferie, le scuole, gli uffici, i supermercati, i locali, i mezzi pubblici o anche gli spazi virtuali come internet  offrono tantissimi spunti a qualunque tipo di progettista,  dall'urbanista, all'interior designer. Ovunque il quotidiano faccia mostra delle sue battaglie, così come del divertimento, lì ci sono delle esigenze che il progettista deve saper capire per dare risposta a domande che spesso non sono ancora state poste. La tendenza del periodo storico in atto, a mio avviso, è quella della personalizzazione :  o

ESSERE ARCHITETTO - Una descrizione non esaustiva

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L'architetto osserva . Tutto. Sempre. Allineamenti, proporzioni, abbinamenti, colori, simmetrie, ritmo, moduli. Ti senti a disagio se qualcosa non è allineato, ma anche se è troppo simmetrico. Oppure conti le cose tutte uguali. Sei fra quelli che guardano le cose nel loro insieme, oppure ti soffermi subito sui dettagli, dal giunto in silicone al bottone allentato della giacca del tuo collega. Perdi più tempo a spiegare cosa intendi fare che a fare ciò che intendi. Sei total black nel vestire, total white nei progetti, black and white nelle foto. Oppure rifiuti tutto questo e sei fiori e colori. Fluo, i più coraggiosi. Per strada ti guardano male perché fotografi muri e pavimentazioni che non suscitano interesse nelle persone normali, ma a te serve la texture per il render! Oppure bussi sui materiali. Le piastrelle del bagno del ristorante difficilmente dimenticheranno le tue carezze. Ceramiche Porcelanosa - Batimat Parigi 2019 - Foto Alessia Malara La notte ti

10 COSE DA SAPERE SE VUOI STUDIARE ARCHITETTURA

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Ovvero, 10 cose che avrei voluto sapere prima di iniziare a studiare architettura Foto di  Jan Vašek 1. Una relazione senza uscita Sei in una relazione stabile e senza uscita con quello che fai. Gli studi in architettura assorbiranno ogni ambito della tua vita, ogni momento della tua giornata. Anche mentre fai altro, ricondurrai ogni cosa al progetto/esame in corso. Amici e parenti dovranno rassegnarsi. 2. Dormire? Preparati a fare le ore piccole. Dormi più che puoi e quando puoi, finché puoi. Una volta iniziati gli studi in architettura non sarà raro dormire solo tre ore a notte, se sei fortunato, o non dormire affatto. Il caffé s arà il tuo inseparabile compagno di studi. Tu sarai l'unico sveglio quando il mondo attorno a te dormirà. Vedrai le luci spegnersi piano piano e come un impavido Batman continuerai con la tua missione. Dovrai essere abbastanza forte da non farti tentare quando la palpebra diventerà pesante, per portare a termine la famigerata "conseg

L'ESTETICA DELLA MACCHINA

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"Avevamo vegliato tutta la notte, i miei amici ed io, sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perché come queste irradiate dal chiuso fulgore di un cuore elettrico." Con queste parole ha inizio il Manifesto del Futurismo , pubblicato in francese sul quotidiano parigino Le Figaro il 20 febbraio 1909 da  Filippo Tommaso Marinetti, poeta e scrittore italiano di formazione francese ,  sempre proiettato verso la  ricerca di modernità del linguaggio e della forma poetica, in favore del verso libero. N el Manifesto, Marinetti formula il suo programma di rivolta contro la cultura del passato  ("Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche,le accademie d'ogni specie") e espone i principi ispiratori del movimento, che ambivano all'edificazione di una cultura integralmente rinnovata. http://www.cn24tv.it/news/134172/futurismo-un-incontro-nel-centenario-della-morte-di-sant-elia.htm l I valori su cui in