RIPENSARE GLI SPAZI AI TEMPI DEL COVID-19


"La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto." Albert Einstein

La pandemia in corso, ha messo in evidenza molte fragilità del nostro sistema in generale, non solo di quello economico e sanitario, ma anche il nostro stile di vita è stato rimesso in discussione. Molte abitudini sono già cambiate, altre ancora cambieranno. La società si rimodulerà in funzione delle nuove esigenze, molte normative già lo hanno fatto e altre ancora lo faranno (chi sa, per esempio, se e come cambieranno i requisiti della normativa igienico-sanitaria?).

Con la società in cambiamento, il mondo della progettazione nella sua interezza sarà chiamato a affrontare nuove sfide e in questo l’architettura non sarà da meno. Bisognerà ripensare gli spazi, tutti gli spazi “dal cucchiaio alla città”, per mantenere il famigerato distanziamento sociale. Ho buttato giù qualche idea e soprattutto tante domande (e alcune ipotesi volutamente provocatorie):


ALLOGGI

Abbiamo imparato a lavorare in modalità smart-working da casa, ma abbiamo anche dovuto imparare a fare scorta di vitamina D dal nostro balcone (per chi ha la fortuna di averne uno). Dovremmo domandarci:

Cosa non va nei nostri appartamenti, soprattutto nelle grandi città? Quali sono le nuove funzioni e quindi i corrispettivi spazi che finora non era necessario contemplare nella progettazione e che, da adesso in poi, saranno indispensabili?

Fino a questo momento, non era considerato prioritario dotare gli appartamenti di un angolo ufficio, sarebbe sempre utile averlo, ma non è certo in cima alla lista, è più una funzione accessoria che un bisogno. Forse non sarà più così.

http://www.bloxas.com

https://www.gaertnermoebel.de

La quarantena ha costretto molte coppie e famiglie alla convivenza 24 ore su 24, ma spesso gli spazi sono insufficienti, i metri quadri sono un lusso – così come il secondo bagno – spesso non si va oltre il minimo richiesto dalla normativa e l'esasperazione è dietro l'angolo, con risvolti seri sia per la famiglia, sia per la società. Magari, da questo momento in poi, nonostante le impellenze immobiliari e i minimi normativi, dei metri quadrati in più saranno un nuovo requisito.

Gli spazi esterni: un lusso più dei metri quadrati. Balconi, terrazze e giardini, potrebbero diventare un imperativo (o almeno così mi auguro). Ci sarà almeno un balcone in ogni appartamento, per approfittare del sole e dell’aria aperta se mai in un futuro, più o meno lontano, ci sarà un’altra pandemia che ci costringerà a una nuova quarantena. In alternativa, delle grandi vetrate, utili anche per una ventilazione naturale efficace.

Inoltre, è possibile che bar, ristoranti e locali vari, saranno meno frequentati, forse bisognerà immaginare degli spazi collettivi nei condomini e negli studentati, sfruttando in termini di socialità le corti interne, le terrazze, i ballatoi, i giardini, i cortili.

In questi giorni stiamo anche assistendo al fenomeno dell’auto-produzione di cibo in casa, molti fanno il pane, molti altri si sono dati all'agricoltura in vaso. Magari si può pensare di dotare i condomini di giardini e terrazze adibite a questo scopo, il che diverrebbe anche un modo alternativo di incontro all'aperto, in caso di confinamento o di riduzione delle occasioni di socializzazione.


https://www.mfr-architectes.com/projets/toi-toi-mon-toit.html


Funzioni nuove – idee folli, improbabili e possibili:

-     La stanza dei giochi, per dare libero sfogo alla vivacità e alla creatività dei bambini, se mai dovessero di nuovo trovarsi a stare chiusi in casa, con anche la funzione di aula-studio per la scuola a distanza;

-     La stanza degli ospiti riconvertita in stanza per la quarantena in caso di bisogno, magari con bagno privato;

-     La stanza pensatoio, insonorizzata, che può essere piena di libri, di cd, di quadri o di qualunque cosa ci dia un po’ di conforto e supporto psicologico, perché abbiamo anche bisogno di solitudine e silenzio ogni tanto;

-     L’ufficio o “l’angolo ufficio”, per il telelavoro da casa;

-     La palestra, che potrebbe essere una nuova necessità (e non più un lusso) per combattere la sedentarietà o per meditare;

-     E per chi vive da solo? Magari con la realtà aumentata, o con la realtà virtuale, o con gli ologrammi, si potrà creare una rappresentazione "reale" della famiglia o della propria cerchia di amici.

Si potrebbe delineare l'ipotesi che la soluzione non sia abbandonare le città per la campagna, ma riconvertire l’abitato delle città in vista delle nuove esigenze e delle nuove funzioni che si sono sviluppate in questo periodo di emergenza, che ci ha spinto a creare nuove abitudini. Forse la risposta futura, in realtà, giace nel passato.


EDIFICI PUBBLICI

Funzioneranno ancora gli open-space? Dovranno contenere meno persone per rispettare le distanze?
Oppure si ritornerà al classico ufficio chiuso, con massimo 2-3 persone all'interno? Soluzione, quest’ultima, che permetterebbe un sistema di ventilazione naturale (una semplice finestra), invece di ricorrere all'uso massiccio di impianti di ventilazione, dei quali si sta ancora cercando di capire se sono veicolo di diffusione dei virus.

Per quanto riguarda le scuole, come saranno le nuove aule? Più grandi, oppure manterranno la stessa superficie e aumenteranno di numero? Perché bisognerà in qualche modo ridurre il numero di studenti al metro quadrato. E se ci sarà bisogno di più aule, probabilmente sarà necessario costruire nuovi edifici scolastici, tenendo conto dei nuovi criteri di distanziamento sociale. Oppure sarà una mera questione organizzativa e si faranno dei turni di lezione pomeridiani?

Per la circolazione orizzontale sarà sufficiente la larghezza di 1.20m? Gli ascensori saranno dimensionati con altri criteri per evitare affollamenti?

Le aule universitarie gradinate potranno forse essere sostituite da grandi corti interne con spazi a gradoni, utilizzate sia per le lezioni, che come spazi di socializzazione in cui è possibile mantenere le distanze?

Negli uffici delle grandi società, durante i summit, nelle aule del Parlamento, nei Consigli Regionali e in tutte quelle occasioni istituzionali in genere che richiedono l’incontro fra più persone, attorno ai tavoli delle riunioni, ci potrebbero essere gli ologrammi dei partecipanti, oppure anche in questo caso, la realtà virtuale con l’utilizzo di opportuni occhiali?

https://perkinswill.com/project/university-of-british-columbia-orchard-commons/

https://www.gamingilluminaughty.com/hololens-recreates-star-wars-hologram-communication/


C’è da chiedersi, infine, come si modificheranno gli spazi urbani e i locali aperti al pubblico, attualmente al centro del dibattito politico. Cosa può fare il mondo della progettazione per trovare delle soluzioni?

Ovviamente nessuno si augura una seconda pandemia, ma da questa emergenza abbiamo avuto occasione di imparare tanto e di reinventarci, purtroppo non eravamo preparati e abbiamo dovuto fare i conti con la tecnologia (o con la mancanza di essa), con la convivenza, con la solitudine, con un nuovo modo di lavorare e di fare la spesa. La politica sta già facendo la sua parte, le persone stanno suggerendo delle idee per un nuovo modo di progettare, mettendo in campo stili di vita a cui non eravamo abituati. Funzioni, esigenze, abitudini e bisogni devono essere osservati e, se possibile, anticipati.
Adesso tocca ai progettisti fare la loro parte.

Foto di Robert Armstrong da Pixabay
Arch. Alessia Malara 

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